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L'isola di Arturo - recensione.

Questo libro di Elisa Morante pubblicato nel 1955 è un romanzo di formazione, parla quindi di tutta la vita del protagonista dalla sua infanzia all'età adulta.
Questo libro non mi è piaciuto moltissimo ma è comunque una lettura interessante che secondo me dovrebbe andare fatta.
Il romanzo narra la storia di Arturo e come dice il titolo vive in un ì'isola della baia di Napoli, Procida, con la compagnia del suo cane Immcolatella.
 Sua madre muore subito dopo il parto e suo padre è sempre in viaggio per via delle spedizioni marine che doveva fare di cui non avremo mai nessun dettaglio fino alla fine del libro.
Arturo vive la sua infanzia giocando e volendo diventare come suo padre che per via delle sue gloriose spedizioni lo va a trovare sporadicamente.
Dopo un po' di tempo suo padre torna con la sua nuova sposa, Nunziatella, una donna che aveva solo due anni in più di Arturo.
Arturo sembra odiarla all'inizio ed essere geloso di lei perché gli stava in un certo senso portando via l'attenzione del padre, ma poi dopo un po' di tempo si rende conto di nutrire dei sentimenti nei suoi confronti quindi tenta in ogni modo di attirare la sua attenzione, si finge anche malato.
Un giorno tenta anche di baciarla ma lei rifiuta i suoi sentimenti, quando rimane incinta e partorisce suo figlio inizia a dare meno attenzioni a Arturo che quando scopre che in padre in realtà non andava da nessuna parte ma si incontrava con un uomo, decide di andarsene da Procida insieme al suo cane.

Questo libro non mi è piaciuto ma porta un significato bellissimo, innanzitutto in qualche modo tutti possiamo riconoscerci in alcune delle vicessitudini di Arturo, Nunziatella era la sua matrigna e lui aveva una cotta per lei, questo ci ricorda le cotte per persone irraggiungibili che potevamo avere da piccoli come ad esempio per il professore o per l'allenatore di nuoto.
Ci ricorda la grande stima e ammirazione che provavamo nei confronti dei nostri genitori e quando pensavamo che invece di andare a lavorare andassero in qualche missione.
Ci ritroviamo in Arturo e ci commuove il ricordare la fervida immaginazione che avevamo durante l'infanzia, i desideri e le aspirazioni che avevamo.
Poi, quando si cresce, si scopre che non tutto è come sembrava, essere adulti non è bello come si pensava.
Ha quindi un bellissimo significato questo libro e la storia in sé non mi è dispiaciuta, purtoppo non mi è piaciuto lo stile di scrittura, l'ho trovato molto strano, ma probabilmente è solo questione di abitudine.

La mia valutazione è sei emmezzo.


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