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Parla thriller squad: recensione di Dolci, piccole bugie.


BREVE TRAMA:
Cat ha ventisei anni ed è diventata una detective della polizia. Per riuscirci ha dovuto fare i conti con il suo passato, anche se non ha sconfitto tutti i fantasmi che la tormentano. Quando viene incaricata di raggiungere una scena del crimine non troppo distante dal pub di suo padre, non ha idea di quello che la aspetta. Il corpo è quello di Alice Lapaine, una giovane casalinga, e presenta segni di strangolamento. I sospetti si concentrano subito sul marito di Alice, fino a che Cat non riceve una strana telefonata che collega la vittima a Maryanne Doyle, un’adolescente scomparsa diciotto anni prima. La chiamata riapre antiche ferite per Cat: lei e la sua famiglia incontrarono Maryanne durante una vacanza, poco prima che sparisse. Anche se Cat era ancora una bambina, ricorda perfettamente che suo padre mentì durante gli interrogatori, quando negò di aver avuto a che fare con la ragazza. Potrebbe essere coinvolto nell’omicidio? Determinata a scoprire la verità, Cat si lancia in un’indagine che potrebbe riportare a galla antiche ferite.

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RECENSIONE: 

Ho acquistato questo libro due giorni dopo l’uscita. Questo già dovrebbe farvi capire quanto la trama mi avesse attirata, ancora prima della sua pubblicazione. Aveva tutti gli ingredienti adatti a una bella storia, benchè, a parer mio, non troppo originale.

In realtà questo che scrivo, non è una vera e propria recensione, dato che non ho neanche finito il libro. Sono arrivata poco prima della metà. E questo la dice lunga. Non ho mai, e dico mai, abbandonato una lettura thrilleriana a metà!

Nelle primissime battute, l’autrice mi ha dato l’impressione di voler dimostrare più le sue abilità linguistiche che non narrative. Frasi e frasi pompate con paroloni senza senso, che si potevano benissimo evitare, lasciando così spazio a un linguaggio più “facile” e alla mo’ di “parla come mangi”.
Questa, però, potrebbe solo essere una considerazione prottamente soggettiva, altri, forse, neanche ci hanno fatto caso!

E fu così che, per la prima volta, abbandonai la lettura. Poi ricominciai, dandogli una seconda possibilità che, sotto questo punto di vista, migliorò. Fino a metà libro (che è stata la mia fine), non si è concluso niente a livello narrativo, a mio parere 160 pagine lette inutilmente. Nessun colpo di scena, se non quello principale, su cui si basa la storia. Questo pensiero, informandomi online, ho notato essere condiviso anche da altri utenti, quindi, forse, non si tratta più di soggettività! Indagando, sono inciampata in persone che dicono : “I primi due terzi potevano essere eliminati, lunghi tediosi, rigirati sempre sulla stessa storia senza che venga aggiunto nulla di significativo. Sì è vivacizzato un po’ negli ultimi capitoli (finalmente!) per poi scadere di nuovo una prolissa, inutile superflua conclusione. Bastavano 50 pagine per dire tutto quello che è stato raccontato in centinaia di inutili involuzioni .”

La nostra protagonista non ha niente che non sia già stato visto e rigirato nella stessa minestra. Un passato buio alle spalle, un’anima tormentata e così via.

Insomma, se volete affrontare una lettura che non aggiunga nulla al vostro bagaglio, ma che vi tenga compagnia per una sera o due, potrebbe piacervi.

Ma se cercate qualcosa di più da un libro, ve lo sconsiglio.
La mia valutazione è di due stelle su cinque. Ma attenzione: il mio giudizio vale solo a metà, dato che non ho letto tutto il libro.

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